La speleologia, tra avventura e ultima frontiera dell’esplorazione geografica

Un’esperienza raccontata da Massimo Mancini

Alle sei del mattino siamo già in viaggio tra i tornanti dei Monti del Matese; abbiamo appuntamento con altri amici del Gruppo Speleologico del Matese al Passo di Prete Morto, nota ai più come località Miralago. Oggi sarà una giornata impegnativa, infatti saremo in grotta fino a notte fonda! I nostri amici ci stanno aspettando e intanto controllano l’attrezzatura.

La sicurezza in grotta è un must se ci si vuole divertire; errori e distrazioni non sono ammessi, l’ostilità dell’ambiente è pari alla sua bellezza e all’ignoto delle sue profondità. Ciò che ci spinge ad andare avanti, tuttavia, è la speranza di trovare in fondo a un pozzo, in cima a una risalita, oltre un passaggio strettissimo, qualche metro di spazio da percorrere che nessuno prima è arrivato a vedere. Se volessimo scoprire, scorgere con i nostri occhi e toccare con le nostre mani cosa c’è sottoterra, anche oltre 2.000 metri di profondità, possiamo farlo solo grazie alla speleologia.

Speleologi non si nasce, lo si diventa, perché è necessario imparare le tecniche di progressione e soprattutto cos’è una grotta; ma la curiosità e un barlume di incoscienza restano innati e sono quelli che spingono gli speleologi fino al fondo di una grotta, anche a migliaia di metri di profondità e a giorni di distanza dalla superficie. Leonardo e Paolo tirano fuori il rilievo della grotta di Cul di Bove, l’intricata mappa di uno dei due abissi più profondi del Matese. Andremo a esplorare nuovi mondi, direbbe qualche speleologo con un po’ di fantasia. E in effetti sarà così, il Matese ne cela tantissimi; speriamo anche oggi di andare oltre il limite mai valicato da nessuno prima, dove dovremo fare spazio per i nostri corpi, non più esili come venticinque anni fa, e per le nostre pesanti attrezzature. Cul di Bove (-914 metri) e Pozzo della Neve (-1.125 metri) sono abissi dove, ogni anno, si concentrano le attività di speleologi di tutta Italia. I loro ingressi si aprono nel comune di Campochiaro, nella Riserva Naturale Oasi WWF di Guardiaregia e Campochiaro. Tutta la faggeta intorno si presenta come un luogo incantato, tanto da evocare suggestioni fuori dall’ordinario. Ci avviciniamo a Cul di Bove. Immaginate cosa significhi per uno speleologo assicurare la propria vita a una corda, farla scendere in un pozzo e lentamente immergersi nel buio e freddo respiro della montagna. È ciò che ci accingiamo a fare qui. Raggiungiamo il primo pozzo d’ingresso di circa 15 metri e poi un lungo meandro che si sviluppa tra strettoie e frane per diventare l’alveo di un fiume sotterraneo lungo alcuni chilometri, a una profondità che pochissimi speleologi hanno raggiunto.

I nostri soci non sanno dove vanno… ma ci arrivano sempre!

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

Ci vogliono giorni di allenamento, esperienza e nervi saldi per spingersi sin qui. “Un po’ come scalare la vetta di un ottomila…” è la sensazione riportata in superficie da chi ha avuto la capacità di raggiungere il suo fondo. A queste grotte si aggiunge poi la difficoltà di essere quasi sempre allagate nelle zone più profonde; infatti questo abisso ha termine, per ora, su di un sifone, un tratto completamente allagato che ci impedisce di proseguire. A un livello più alto del fiume, Leonardo ha notato alcuni passaggi raggiungibili attrezzando una complessa risalita su corda. Magari riusciremo a scoprire che, oltre quella risalita, la grotta continua verso ambienti inesplorati. Scendiamo il pozzo d’ingresso, strisciamo nel meandro iniziale, superiamo una strettoia, ci infiliamo poi tra i massi della grande frana che qualche anno prima abbiamo consolidato con i cavi d’acciaio. Ci alterniamo nell’utilizzo del pesante trapano per fissare i tasselli che ci consentiranno di fare un’arrampicata di oltre quindici metri fino al soffitto della grotta, cinque piani di un palazzo da scalare fino a quell’ombra scura. Leonardo e Paolo sono i primi ad arrivare e l’entusiasmo è palese.

Gli studi di geomorfologia e carsismo ci hanno insegnato anche con quali occhi guardare una grotta e a riconoscerne le caratteristiche fisiche. Esploriamo così il nuovo meandro; questo spazio angusto è percorso da una sensibile corrente d’aria, l’indizio che ogni speleologo vorrebbe sentire: significa che la grotta continua e noi ne seguiamo la provenienza con la speranza di giungere in luoghi più ampi. Durante una breve sosta, fatta per rifocillarci, Michele, il più saggio del gruppo, decide di controllare l’orologio. Senza il sole non ci rendiamo conto che si è fatto tardi e che è giunto il momento di ripiegare sui nostri passi. L’esplorazione di oggi è stata impegnativa e ha richiesto tempo; è sempre così quando devi strisciare tra fessure nella roccia relativamente giovani, non ancora grandi perché l’acqua non ha concluso tutto il suo lavoro… “converrà tornare tra qualche milione di anni” dirà Paolo, il geologo del gruppo. Ma la soddisfazione e l’entusiasmo della scoperta restano, perché, anche se non necessariamente verso il fondo, una qualsiasi escursione in una grotta del Matese e un po’ come il “Viaggio al centro della Terra” che Jules Verne aveva immaginato e scritto nel 1864.

Speleokids… piccoli speleologi crescono!

È l’evento annuale dedicato ai più piccoli che l’Associazione Speleologi Molisani organizza nelle grotte di Campo Braca e del Cauto di Letino. In occasione dell’ultima edizione oltre 130 bambini sono stati accompagnati in grotta e oltre 300 adulti nella conca carsica di Campo Braca. Il fantastico mondo sotterraneo, il buio assoluto, gli amici pipistrelli che popolano le grotte, il tintinnio della roccia scavata dall’acqua, la discesa e l’arrampicata nei pozzi, fanno di questa esperienza un’avventura unica per grandi e piccini, ogni anno sempre più attesa.

Associazione Speleologi Molisani

Nasce nel 1995 da una “costola” del Gruppo Speleologico del Matese di San Potito Sannitico; è al suo ventitreesimo anno di attività, non solo sui Monti del Matese ma in tutte le aree carsiche del Molise e delle regioni limitrofe. Oggi conta oltre 25 soci, gestisce i catasti delle aree carsiche, delle grotte e delle cavità artificiali del Molise; da diversi anni organizza un corso di primo livello, giunto oramai alla quattordicesima edizione. Molti soci prendono parte anche a diverse campagne esplorative in altre parti del mondo in collaborazione con l’Associazione Geografica La Venta  e nell’ambito del Qanat Project . L’Associazione Speleologi Molisani, ha sede a Ferrazzano, vicino Campobasso, dove ospita anche una piccola biblioteca di speleologia e periodici incontri sui temi dell’esplorazione del sottosuolo e della conservazione della natura.

Tel:

  1. Mancini 320 4309112
  2. Colavita 320 4318675

www.speleomolise.it

Associazione Speleologi Molisani

Gruppo Speleologico del Matese

ALTRE INFORMAZIONI

Società Speleologica Italiana

Federazione Speleologica Campana

Associazione Speleologi Molisani