di Lorenzo Applauso
foto di Luigi Rossi
Anche nel cuore del Matese, la tendenza lascia spazio all’esigenza. I tempi sono duri e difficili, i giovani cominciano a capire che bisogna dare il cambio agli anziani che per la stanchezza dovuta all’età hanno deciso di mollare. Certo non è un compito facile, ma potrebbe essere una delle vie maestre per dare certezze al futuro. Così alcuni giovani incominciano timidamente a muovere i primi passi proprio nel cuore del parco del Matese. Si riparte da Gallo Matese, dove le terre fertili e incolte sono poche, richiedono un investimento mirato, magari con prodotti biologici . È così che una coppia giovane, impegnata anche in un altro settore, diventa una piccola azienda e investe nella terra. Arrivano sul mercato i primi prodotti di questa piccola azienda.
Si parte dai frutti di bosco con la coltivazione di lamponi, di more e fragole, coltivazione che avviene in pieno campo senza trattamenti né concimi chimici. Ovviamente, la frutta raccolta viene venduta fresca oppure, quando non trova mercato immediato, finisce nelle piccole confezioni di confetture e sciroppi.
I fagioli bianchi di Gallo Matese
Anche i fagioli coltivati a Gallo Matese vengono tramandati di generazione in generazione con una continua ricerca della loro originalità e da sempre fanno parte dei piatti della tradizione locale. Pensate, la tradizione dell’epoca ancora oggi trova già dalla piantagione i piccoli trucchi del mestiere.
Ancora oggi infatti, i fagioli vengono piantati col mais che serve contemporaneamente per il sostegno dei fagioli e per la granella dalla quale si ricava poi la farina per la polenta. A quote decisamente più basse, vengono coltivati i fagioli rossi e quelli cosiddetti di “cera” (o cerati) e ancora oggi, secondo i nutrizionisti, essi rappresentano un alimento sano e importante per l’organismo.
Dal grano di Gallo Matese essiccato al Sole arriva la farina doppia
Da qui alla farina il passo è breve. Il famoso grano tenero di Gallo Matese fatto seccare al sole in modo naturale viene pulito manualmente anche dalla nuova generazione. Una preparazione particolare per la molitura che avviene, pensate, ancora oggi nel vecchio mulino con macina a pietra, gestito da un’anziana signora che se solo prende l’influenza subisce un rallentamento anche la produzione.
Da qui, da questo mulino a pietra, si ottiene una farina tipo 2 o semi integrale, meno raffinata e quindi più ricca di vitamine, sali minerali e fibre che fanno benissimo al nostro organismo, abituato a cibi troppo raffinati che spesso rappresentano un aspetto nutrizionale negativo. Questa farina ha già trovato una fetta di mercato importante sia nell’ambito degli abitanti del Parco stesso sia fuori. Ovviamente non si tratta ancora di grossi quantitativi.
I frutti del sottobosco
Il Parco Nazionale del Matese è ricco anche di prodotti, diciamo, del sottobosco che trova facile mercato grazie alla sua genuinità e alla sua non facile reperibilità. Così la piccola azienda ha pensato di ampliare questo fronte produttivo con la produzione di origano, timo, finocchietto e funghi porcini che vengono raccolti in montagna e poi fatti essiccare rigorosamente all’ombra.
Bene, questo breve viaggio nel Parco Nazionale del Matese alla ricerca dei prodotti della terra e del sottobosco può essere racchiuso, come abbiamo detto all’inizio del nostro pezzo, in due punti essenziali: la ricerca e il recupero della genuinità e del prodotto tipico, ma anche e soprattutto sotto l’aspetto imprenditoriale: investire nella terra. Un settore dove già fioriscono un po’ ovunque meeting e convegni. Certo, se in questo ci fosse più imprenditoria e meno politica potrebbe essere un vantaggio per tutti, ma scindere le due cose è sempre possibile?
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