MACCHIA D’ISERNIA

Adagiato su una collina, dalla quale si può scorgere chiaramente anche la catena delle Mainarde (le Dolomiti del Sud), il comune di Macchia d’Isernia appare come una macchia bianca che emerge dal verde sottostante ed incanta l’osservatore per questa particolarità: un territorio bagnato da numerosi corsi d’acqua, con tratti molto importanti ai fini naturalistici e paesaggistici, come la gola meandriforme di nome “Fossetella”.

Il suo nome, per alcuni di origine medievale (“Macchia Saracena”), per altri riconducibile all’epoca sannitica (“Maccla Saracina”), racconta del suo passato e della sua storia.

Due studiosi originari di Macchia d’Isernia, don Antonio Lemme e Raffaele Tullio, hanno sostenuto, dopo un’attenta indagine sulla Bolla di Canonizzazione di Clemente V, che il borgo diede i natali al papa Celestino V.

Il bassorilievo detto di Calidio Erotico, oggi conservato al museo del Louvre a Parigi, che era l’insegna di una osteria unica nel suo genere è testimonianza preziosa dell’accoglienza ed ospitalità delle sue genti, che già in epoca romana resero Macchia d’Isernia, con le sue tante tavernae, un luogo ideale di sosta e di ristoro per viandanti.

Ad attirare l’occhio attento del visitatore è senza dubbio il castello, di epoca normanna, attualmente di proprietà della famiglia De Jorio-Frisari, che detiene il titolo di Conte di Bisceglie e Patrizio di San Vincenzo al Volturno: affascinante per la bella scalinata rinascimentale nel cortile interno che porta al piano nobile dell’edificio e alla cappella patronale, nella quale sono conservate reliquie di santi e documenti di notevole valore storico.