A cura di Giovanni Capobianco
Il fiume Volturno, con il suo corso e le sue rive, le sue acque ed i suoi affluenti, costituisce una delle principali risorse naturali dell’Italia Meridionale, in particolar modo di due regioni: il Molise e la Campania. Questo fiume, il più lungo del Meridione con i suoi 175 chilometri, segna infatti il confine tra Campania e Molise, in quella che è chiamata la piana di Venafro, nascendo alle falde del complesso Mainarde-Monte Meta in quel di Rocchetta al Volturno per sfociare poi nel Tirreno presso Castel Volturno. Le chiare e limpide acque, la forma sinusoidale che il fiume Volturno assume durante il suo corso, ma soprattutto la lontananza dai centri abitati, almeno per il primo tratto, fanno sì che il fiume costituisca ecosistemi importantissimi per la sopravvivenza e il riparo di molte specie animali e vegetali. Si narra che nel corso degli anni il mutare del corso d’acqua ed i cosiddetti “salti di meandro” (taglio dell’ansa che forma il fiume), abbiano costituito numerosi acquitrini e zone umide. Pertanto nel 1987 il WWF aveva individuato l’area della località “Mortine”, nei pressi della zona denominata “Presa Volturno Enel”, nel territorio di Capriati a Volturno e Venafro, come un’area ad elevato interesse naturalistico. A seguito della costruzione della presa, la formazione di uno sbarramento del fiume Volturno costituì quello che oggi rappresenta l’invaso di circa 7 ettari, del tutto artificiale; con il conseguente rafforzamento della parte abbandonata del fiume, si è costituito un ecosistema davvero particolare, che ospita fauna e flora tipica degli ambienti fluviali. L’Oasi de Le Mortine trova dunque la sua istituzione nel lontano 1987, quando il WWF Molise, con la sezione locale di Venafro, individuò un’area sulla quale puntare per la realizzazione di un’Oasi WWF. L’accordo tra le due regioni non fu subito sancito; dopo circa un decennio di tribolazioni, nel 2001, grazie ad un accordo tra ENEL e WWF, è stata istituita ed inaugurata l’Oasi WWF de “Le Mortine”, divenuta poi parte integrante del Parco Regionale del Matese nel 2005 ed individuata come Zona di Protezione Speciale (ZPS) dalla Unione Europea.
L’Oasi cela percorsi naturali immersi nel bosco igrofilo, costituito da pioppi, ontani, salici, adiacenti alla sponde del Volturno. Le quattro stagioni vedono l’alternarsi di colori e abitanti variopinti. Durante il periodo tardo invernale, percorrendo i sentieri natura, è possibile udire il tamburellare del picchio rosso maggiore e del picchio rosso minore che imperterriti intraprendono le loro “gesta amorose” nella costruzione del nido più adatto. Passo passo, i chiassi della ghiandaia coprono il sibilo del fiorrancino, spettacolare passeriforme che pesa solo cinque grammi. Lungo il percorso è possibile effettuare birdwatching, usufruendo dei capanni per l’avvistamento degli uccelli acquatici ed imbattendosi nella risata del germano reale che indisturbato nuota nell’invaso. È facile osservare anche coppie di svasso maggiore, che nel periodo primaverile, come su di un palcoscenico, danno mostra dei loro sgargianti piumaggi intraprendendo la parata nuziale, costituita da una coreografia davvero appassionante. Il folto pioppeto che borda il bacino ospita colonie di cormorano che come razzi partono dagli alberi, sorvolando il pelo dell’acqua per poi ritornare nelle loro postazioni iniziali.
Tra le folte canne trovano rifugio il tarabusino, l’airone rosso e la cannaiola. Nel periodo migratorio è possibile osservare la balia nera, il pettazzurro e il canapino maggiore. Di elevato pregio naturalistico è la costante presenza della moretta tabaccata, specie in declino mondiale e inserita in categorie di tutela internazionali. Singolare è anche l’incontro con l’erpetofauna (anfibi e rettili): il laghetto igrofilo ospita numerosi anfibi tra i quali rane verdi, rospi comuni, raganelle e natrici dal collare. Entusiasmante è osservare le tecniche di predazione delle natrici nei confronti delle raganelle, che aspettano il momento propizio per poter catturare la preda individuata.
Addentrandosi nel fitto del sentiero, è possibile imbattersi nell’orbettino, sauro che spesso viene confuso con un serpente; non di rado è possibile osservare la sempre più rara tartaruga palustre europea che percorre i fondali fangosi del bacino appostandosi sui rami galleggianti arginati sulle sponde. La presenza di molte anatre all’interno dell’Oasi attrae l’attenzione di predatori come il falco di palude o il nibbio bruno, rapaci che ispezionando le aree, approfittano del momento giusto per attaccare la loro preda.
Tra i più spettacolari predatori presenti nell’Oasi ricordiamo il falco pellegrino, che nidifica proprio nelle zone limitrofe all’area protetta e che spesso è presente in area incutendo terrore tra le anatre presenti. Spettacoli affascinanti sono osservabili non solo con gli occhi al cielo: volpi, faine e tassi sono rilevabili anche lungo il corso dei sentieri oppure nei campi che circondano l’Oasi. Farfalle ed insetti caratterizzano l’area, arricchendola di colori sgargianti e di un microcosmo inesplorato. Nel 2005 infatti all’interno dell’Oasi è stata rinvenuta una nuova specie per l’Italia, la Cilix hispanica, che ha destato un particolare interesse negli esperti entomologi, ospitati nel centro visite dell’Oasi per numerosi giorni. L’Oasi de Le Mortine, con le sue peculiarità, è la porta d’ingresso nord-occidentale del Parco Regionale del Matese, uno scrigno di infinità biodiversità incastonata tra gli Appennini, riparo e casa per molte specie di elevato pregio naturalistico, che incrementano la diversità animale e floristica del Matese.
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Piedimonte Matese (CE)