Sul versante beneventano del Matese, nella bella valle circondata dai monti Cigno, Erbano e Mutria, si è sviluppata, nel tempo, un’attività artigianale le cui origini sono strettamente legate alla natura e alla conformazione del territorio: la lavorazione della pietra.
La lavorazione della pietra, a Cusano Mutri e Pietraroja, ha una tradizione lunga e prestigiosa, tale da essere considerata una preziosa risorsa dal punto di vista non solo economico ma anche culturale. Col tempo gli abitanti hanno imparato a praticarla per “disegnare” il profilo del paesaggio, impiegandola per la costruzione di abitazioni, edifici pubblici e monumenti.
Questo territorio ha dato, così, i natali a generazioni di “scalpellini” che hanno saputo trasformare quest’arte in una grande risorsa e in una nobile vocazione artistica; un processo che richiede tempo e soprattutto impegno, creatività e passione. In passato si procedeva con un paziente lavoro manuale per intagliare la pietra con strumenti semplici e ottenere la forma voluta. Era necessario però, eseguire una serie di procedimenti che richiedevano molte energie e tempi lunghi per ogni fase di lavorazione. Per fortuna, col tempo, gli strumenti di lavoro sono un po’ cambiati, come è possibile osservare nel laboratorio guidato dai Di Muzio, eredi di un’importante famiglia di artigiani.
Le nuove tecnologie permettono, a questi maestri della pietra, di compiere anche le operazioni più difficoltose in maggiore sicurezza e in tempi ridotti. Ciò che non viene mai meno, tuttavia, è la creatività; anzi, il progresso nel settore informatico fornisce continuamente nuovi mezzi in supporto all’immaginazione. Lavorare la pietra significa realizzare un vero progetto artistico che nasce al computer. Con l’aiuto dei programmi di grafica si elaborano dai piccoli manufatti ai grandi elementi d’arredo: la fantasia crea e le macchine eseguono, in maniera molto accurata. Dal progetto si passa alla materia prima. Enormi lastre, di ogni dimensione, formano lunghe file che “attendono” di essere trasformate in oggetti d’arte. Vedere all’opera i giganteschi macchinari che tagliano e rifiniscono la pietra è un’esperienza fuori dal quotidiano. È incredibile osservare come, da un’anonima lastra di calcare senza forma, prenda vita un vero capolavoro. Le tagliatrici hanno una precisione millimetrica ed eseguono il loro compito realizzando tutte le sagome previste dal progetto. Sotto l’attenta supervisione dei maestri scalpellini, nascono eleganti soglie e portali d’ingresso, capitelli che riproducono le forme dei modelli greci o diventano piccole e preziose bomboniere. A questo punto altre enormi macchine provvedono alla finitura e alla lucidatura delle opere.
Nonostante le grandi difficoltà che il settore incontra al giorno d’oggi, queste piccole “grandi” realtà familiari conservano e portano avanti una lunga tradizione artigianale. La si può ammirare e apprezzare ancora di più passeggiando tra le viuzze dei centri storici, osservando le solide abitazioni che danno forma ai borghi e le finiture in pietra viva che caratterizzano e decorano strade, palazzi e piazze. A testimonianza di questa antica arte, a Cusano Mutri si può ammirare il mortaio in pietra più grande del mondo, entrato a far parte del Guinness dei primati.