Occhi invisibili che regalano grandi emozioni

di Giovanni Capobianco

 

Percorrendo un sentiero, vi siete mai chiesti chi prima di voi lo abbia solcato o chi seguirà le vostre “tracce”? Avete mai desiderato di incontrare inaspettatamente qualche raro animale selvatico?

Se a molti queste domande sorgono per pura curiosità, altri se le pongono per motivi di ricerca e studio. Per conoscere la fauna bisogna farsi tante domande e, alcune volte, le risposte arrivano da un incontro casuale. Chi, come noi, studia la fauna selvatica sa che gli incontri programmati in natura non esistono o, meglio, possono essere il risultato di ore e ore di studio basato su prove ed evidenze.

Come riusciamo a scoprire chi percorre, frequenta e abita determinati luoghi? Grazie all’uso di tecniche non invasive, ovvero che non causano disturbo alla fauna selvatica, come il fototrappolaggio naturalistico. Si tratta di apparecchiature fotografiche che permettono di registrare, su supporti digitali, immagini fotografiche e video. Si attivano tramite un dispositivo sensibile ai cambiamenti termici e ai movimenti che avvengono nello spazio inquadrato. Appena il sensore rileva una differenza di temperatura (come ad esempio un corpo caldo che attraversa il campo di ripresa) fa scattare la fotocamera.

Queste apparecchiature sono dotate anche di un illuminatore infrarossi che permette di registrare di notte o in condizioni di scarsa luminosità. Si possono, così, ottenere immagini e filmati di animali altrimenti assai difficili da incontrare, che risultano efficaci per diversi scopi: dal semplice rilievo della presenza di una specie fino al riconoscimento individuale e alla stima del numero totale degli esemplari di una popolazione animale.

Molto spesso ci troviamo di fronte a specie di animali che hanno un’elevata capacità di elusione e, perciò, rendono difficile il lavoro di censimento e monitoraggio della fauna selvatica in aree protette. Grazie all’introduzione di tecniche innovative, come il fototrappolaggio, è possibile arricchire o addirittura completare la conoscenza delle comunità di un luogo, fondamentale per tutelare il patrimonio faunistico.

L’Associazione Ardea utilizza da tempo questi strumenti per studiare la presenza di specie difficilmente censibili e monitorabili delle quali non si possiedono sufficienti informazioni, come il Gatto selvatico, Lupo, Martora, Puzzola, Capriolo, tutte inserite nelle liste di tutela nazionale e internazionale.

Il progetto di “Fototrappolaggio naturalistico nel Parco regionale del Matese”, avviato a fine inverno del 2017 grazie a un contributo del Parco, vuole indagare un aspetto della fauna ancora non svelato. L’installazione di fototrappole in tutta l’area protetta consente di monitorare zone nelle quali, nel tempo, si è supposto di ritrovare determinati animali riconosciuti attraverso la presenza di tracce e segni ma mai “impressi” in un’immagine.

Gli occhi delle fotocamere stanno dando delle grandi soddisfazioni. Nei pochi mesi di attività, infatti, quasi tutte le specie inserite negli obiettivi del progetto sono state censite. Le scene fino ad ora raccolte hanno contenuti molto emozionanti. Mai avremmo pensato di riprendere il passaggio del gatto selvatico (il famoso fantasma dei boschi), noto per essere molto sfuggente; caprioli che giocano all’interno delle faggete, scattando a destra e sinistra alla minima percezione di un possibile predatore; faine che si aggirano curiose tra le radici dei grandi faggi oppure sui sentieri al limite dei boschi. Sono state “catturate” anche immagini degli onnipresenti cinghiali che accompagnano i piccoli lungo le radure, mentre insegnano loro a grufolare alla ricerca di tuberi. E poi, abbiamo potuto osservare i protagonisti indiscussi del Matese, un branco di lupi che giocano e si rincorrono. Sono piccole grandi emozioni che possono essere condivise grazie all’ausilio di questi “occhi indiscreti”, utilissimi per sostenere percorsi di salvaguardia e soprattutto di conoscenza della biodiversità, che valorizza i territori e i suoi abitanti.

Il progetto di fototrappolaggio naturalistico rispetta le leggi sulla privacy. Immagini di persone o oggetti non consoni alle finalità progettuali sono prontamente eliminate. Il progetto è coordinato dal Dott. Giovanni Capobianco.

Fototrappolaggio Naturalistico del Matese

ardea.cg@gmail.com