di Pasquale Buonpane

Sembrano vivere di niente. Crescono sulla nuda roccia sfidando il vento ed il gelo dei mesi invernali, la siccità e la fortissima insolazione di quelli estivi. Sono le sassifraghe (dal latino saxum, pietra e frango, rompere, per la loro capacità di crescere nelle fenditure delle rocce), piante estremamente interessanti presenti sul Matese con diverse specie, in alcuni casi anche piuttosto rare.

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Spesso si tratta di relitti glaciali, cioè piante provenienti dalle zone artiche che durante le glaciazioni del quaternario si sono spinte a sud fino a colonizzare anche la nostra penisola; poi, quando circa 18.000 anni fa le temperature medie terrestri ricominciarono a salire, gran parte delle popolazioni di queste specie presenti in Italia si estinse o rimase confinate alle cime più alte delle Alpi e degli Appennini. È il caso delle saxifraga con crescita “a cuscino”, che cercheremo di conoscere meglio in questo articolo. Amanti dell’aria fresca (raramente si incontrano al di sotto dei mille metri di altitudine), queste piante hanno sviluppato degli adattamenti per contrastare la perdita di acqua: in alta montagna il prezioso liquido per gran parte dell’anno si trova sotto forma di neve o ghiaccio e quindi non può essere assimilato dalle piante, mentre nei mesi estivi la forte insolazione ed il vento pressoché costante sulle vette lo fa evaporare rapidamente. In molti casi, le Saxifraga hanno foglie raccolte in strette rosette e in questo modo possono farsi ombra a vicenda; alcune specie hanno sviluppato foglie semi-succulente in grado di fungere da riserva d’acqua, un po’ come accade per le cosiddette “piante grasse”. La crescita a cuscino, inoltre, consente loro di sopportare senza danni il peso della neve, che spezzerebbe facilmente rami lunghi ed eretti.

Sassifraga meridionale
[Saxifraga callosa Sm. subsp. callosa]

È la specie che raggiunge dimensioni maggiori; diffusa su tutto l’Appennino, dalla Liguria alla Calabria, è presente anche nelle due isole maggiori, mentre manca in Emilia Romagna ed in Puglia. Sul Matese si incontra con una certa facilità a partire dai 1000 m di altitudine. La fioritura avviene in maggio-giugno.

Sassifraga del Gran Sasso
[Saxifraga exarata subsp. ampullacea (Ten.) D.A.Webb]

È senza dubbio una delle specie più preziose della flora matesina, presente con piccole popolazioni limitate alle vette più alte del massiccio. Si tratta di una specie endemica dell’appennino centro-meridionale – ovvero, si trova esclusivamente in questo luogo – ed è presente solo nelle regioni Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise e Campania; nel Matese, quindi, si trova al suo limite meridionale. Si incontra a partire dai 1800 m di altitudine, la fioritura avviene in luglio-agosto.

Sassifraga alpina
[Saxifraga paniculata Miller]

Presente su tutte le Alpi e gli Appennini in tutte le regioni, è assente solo in Puglia e nelle isole maggiori. Secondo alcuni autori le popolazioni appenniniche sarebbero da ascrivere alla sottospecie stabiana. Si incontra con una certa frequenza, sebbene in altre zone dello stivale possa vivere anche a quote decisamente inferiori; sul Matese chi scrive non l’ha mai incontrata al di sotto dei 1200 m. Fiorisce tra giugno e luglio, in base all’altitudine.

Sassifraga porosa
[Saxifraga porophylla Bertol]

Un altro endemismo dell’Appennino centro-meridionale, presente dalle Marche alla Sicilia, manca in Puglia e Sardegna. Abbastanza comune sul Matese sia sul versante campano che su quello molisano a partire dai 1000 m di quota, ma può spingersi fino ai 2000 m. Fiorisce in giugno.

Tutte le piante qui illustrate sono da considerarsi specie di “flora endemica e rara” (tutelata dalla Legge Regionale 25/11/1994): quando ci capita di incontrarle in natura evitiamo di danneggiarle, limitiamoci ad osservarle e magari fotografarle: queste piante vivono sulle nostre montagne da millenni, hanno visto il Matese molto prima che i nostri antenati cominciassero a modificarne l’aspetto, ed è anche per questo che meritano tutto il nostro rispetto.

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