Gioia Sannitica è situata a un’altezza di circa 250 metri slm, in una posizione panoramica eccellente che si apre sulla pianura del Volturno.
Nel comune sannita ci sono i ruderi di un castello, posto su un’altura a circa 560 metri slm.

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Il castello di Gioia (X-XI secolo) fu edificato in località Caselle su un colle che domina la valle. Il borgo fortificato è tra i meglio conservati in Campania, grazie al fatto che dopo il suo abbandono – avvenuto presumibilmente verso la fine del XIV secolo – non fu più rioccupato. Il borgo è difeso sul lato nord da una cortina muraria molto semplice, mentre sugli altri lati si sfruttarono al massimo le difese naturali. La cinta è costituita da pietre calcaree legate con malta e presenta soltanto una torre semicircolare a nord-ovest, una a puntone ad est, seguita subito da un’altra più piccola semicircolare. Le mura non presentano merlature sulla sommità e sono munite di strette feritoie. All’interno del borgo, verso est, c’è un ampio spiazzo privo di costruzioni, dominato dalla torre centrale, che aveva funzioni difensive. Il castello signorile si trova sulla sinistra rispetto all’ingresso ed è raggiungibile da uno stretto passaggio tra il mastio ed il dirupo meridionale. La residenza consta di un edificio a pianta trapezoidale, con cortile centrale su cui si aprono sei ambienti di diverse dimensioni, e di una poderosa torre cilindrica su base quadrangolare. Il palazzo si sviluppava su più livelli, come testimoniano i resti delle scalinate e le tracce di un grande camino al piano superiore. Ad est del palazzo vi sono i resti di alcuni edifici, forse abitazioni o magazzini. Il grosso dell’abitato si estendeva però ad ovest dell’ingresso, dove si conservano numerosi piccoli ambienti rettangolari, addossati gli uni agli altri e separati da strade strette.

LA LEGGENDA DI ERBANINA

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Il castello e i suoi ruderi hanno fornito lo scenario ideale per la nascita di leggende di dame e cavalieri. Una di queste, che si è tramandata fino a noi, è la leggenda del conte Ugo Villalumo, feudatario del castello, e della sua sposa, la bella Erbanina. La vita degli sposi nel castello si svolgeva tranquilla, fino a una notte di luna piena. Poiché non riusciva a dormire, il conte Ugo pensò di andare a far visita alla torre più alta, che era la stanza di Erbanina. Quando entrò, Erbanina era intenta a cospargersi il corpo di uno strano unguento profumato e non si accorse di lui. Incuriosito, il conte continuò a spiarla senza farsi scoprire e vide, con grande sorpresa, che Erbanina si lanciava dalla finestra della torre e prendeva il volo, in direzione di Benevento. Erbanina, che in segreto confezionava filtri e pozioni magiche, era diretta sotto il noce di Benevento, dove si svolgeva il sabba delle streghe: ma il conte, accecato dalla gelosia, pensò che andasse ad incontrare un amante. Furioso di gelosia, Ugo mise in atto la sua vendetta: prese l’ampolla che conteneva l’unguento magico, la svuotò e la sostituì con della comune sugna. Dopo circa un mese, la luna piena ritornò. Il conte Ugo si nascose nuovamente per spiare la sua sposa. Ma questa volta, quando si lanciò dalla torre, non riuscì a volare. Si schiantò a terra con un grido agghiacciante, che risuonò in tutta la contrada per oltre un mese. La strega Erbanina lasciò il suo nome al monte vicino al castello, che da allora si chiama Erbano.

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