Per secoli i pellegrini hanno percorso migliaia di chilometri, spinti dalla fede, per raggiungere i grandi luoghi sacri della cristianità. Potremmo definire questi uomini come pionieri del trekking, per aver tracciato la strada e indicato quei percorsi che oggi affascinano e attirano anche semplici camminatori. Il Cammino di Santiago e la Via Francigena sono tra i cammini più famosi e frequentati dai moderni pellegrini; ma ve ne sono molti altri che permettono di scoprire in maniera slow luoghi meno conosciuti.
Vogliamo suggerirvi un itinerario inedito: “il Cammino micaelico matesino”.
È un percorso che attraversa due regioni (Molise e Campania) e tre province (Caserta, Benevento e Isernia) e conduce verso siti storico-naturalistici particolarmente suggestivi, cari all’Arcangelo Michele secondo alcune leggende. Michele è l’Arcangelo guaritore, accompagnatore di anime e guerriero che lotta contro il Malvagio e lo sconfigge. Il suo culto si è diffuso tra il VI e il VII secolo, quando i Longobardi giunti in Italia si convertirono al cristianesimo e scelsero Michele quale loro protettore. Una curiosa particolarità di questo culto è la presenza di grotte naturali o scavate nella roccia che le leggende locali collegano in qualche modo a Monte Sant’Angelo sul Gargano, dove si racconta sia avvenuta la prima apparizione dell’Arcangelo.
Le grotte micaeliche del Matese si raggiungono tramite sentieri che attraversano boschi o sono vicine a piccoli e caratteristici borghi; alcune sono particolarmente affrescate mentre altre si distinguono per la loro architettura. Il nostro suggerimento, dunque, è di indossare scarpe comode, uno zaino fornito di acqua e qualche snack e mettersi “in cammino” partendo da…
La chiesetta rupestre è situata all’interno di un enorme inghiottitoio carsico, forse frequentato già in epoca preistorica. Sul fondo della grotta si trovano un ciborio (baldacchino), a protezione di un altare, e una sorta di vasca che serviva, forse, da fonte battesimale. All’ingresso della grotta si possono notare profonde fenditure nella roccia, che sembrano incise da grosse e lunghe unghie. Si racconta che furono lasciate dal diavolo durante lo scontro con l’Arcangelo, prima di sprofondare negli inferi. La stradina che conduce alla grotta si trova lungo la Strada Provinciale che collega Sant’Angelo d’Alife a Raviscanina. La si può percorrere in auto fino a raggiungere l’antistante chiesa Settecentesca di San Michele, adiacente alla grotta. Una volta superato l’ingresso occorre procedere con prudenza sul fondo roccioso, che risulta scivoloso a causa dell’umidità.
La chiesetta rupestre che si trova in località Curti è costituita da poche strutture realizzate a ridosso di una parete rocciosa di natura carsica, delimitate da un muro di cinta. La particolarità di questo luogo è nei suoi meravigliosi affreschi bordati da epigrafi, risalenti forse al XII secolo, ancora in apprezzabile stato di conservazione. Questi furono commissionati da Sicone, un nobile di origini longobarde, per sua moglie Sinta (per approfondire l’analisi degli affreschi consigliamo la seguente lettura: Luigi Sandrino Marra, Iconografia della grotta di San Michele Arcangelo a Curti di Gioia Sannita). Su una delle pareti affrescate si apre un varco che conduce all’interno di una piccola grotta naturale. Raggiungere la grotta è molto semplice, dista infatti solo un chilometro da Curti, la piccola frazione di Gioia Sannitica. Qui è possibile lasciare l’auto e incamminarsi lungo un sentiero battuto, circondato da uliveti e campi terrazzati, delimitato da una staccionata.
La chiesa rupestre di Sant’Angelo, a Cerreto Sannita, è sicuramente un sito unico al mondo. Tra gli enormi massi rocciosi, cui la natura ha donato il profilo di un felino, si trova una grotta che i Longobardi hanno consacrato a Michele Arcangelo. Per questi motivi l’area è conosciuta col nome di “Leonessa” e “Morgia di Sant’Angelo”. Il luogo di culto fu frequentato fino al ‘700, quando venne sconsacrato. Oggi è tra le mete più interessanti per i visitatori che raggiungono il Sannio. La Leonessa è situata in aperta campagna, tra le località Cerro e Cese. Una volta presa la Strada Provinciale 11, si raggiunge il sito seguendo una stradina abbastanza sconnessa. Nell’ultimo tratto (circa 500 metri) si consiglia un avvicinamento in fuoristrada oppure a piedi.
La grotta di Faicchio si sviluppa su due livelli, in una grande grotta che conserva ancora bellissimi affreschi dai colori vivaci.
A differenza delle altre grotte menzionate, l’interesse degli frescanti si è concentrato intorno a una figura in particolare: un monaco benedettino rappresentato in ginocchio ai piedi della Vergine col Bambino. Un eremita abitò per molto tempo questi luoghi e probabilmente è stato sepolto nella tomba situata proprio di fronte all’affresco che lo rappresenta. A Faicchio, l’Arcangelo Michele si manifesta soprattutto attraverso i suoi attributi naturali: la grotta e la sorgente d’acqua. Quest’ultima è considerata colma di virtù miracolose e capace di allontanare gli influssi negativi. La grotta di Faicchio si trova a circa 700 metri s.l.m. e si può raggiungere solo tramite due sentieri (segnalati da un’accurata cartellonistica e delimitati da una staccionata in legno) che coprono un dislivello di circa 500 metri. È un’escursione che richiede un minimo di preparazione fisica, che si consiglia di praticare nelle stagioni più fresche. I due sentieri sono accessibili rispettivamente dal convento di San Pasquale e località Fontanavecchia, dove è possibile lasciare la propria auto.
La tradizione popolare vuole che la chiesa micaelica di Sant’Angelo in Grotte, frazione di Santa Maria del Molise, sia il luogo prescelto dall’Arcangelo come sua dimora. Fu, in seguito, costretto da Dio a trasferirsi sul Gargano, dove gli venne dedicato un grande santuario. Quello molisano è un luogo di culto veramente incantevole, dove le pareti interne, in roccia viva, riflettono il verde e il rosa della luce del sole. All’esterno invece, tra il verde della vegetazione svetta la pietra bianca del campanile. Anche qui si trova una sorgente benedetta da cui sgorga acqua ritenuta miracolosa. La chiesetta è situata su uno sperone roccioso quasi all’ingresso del borgo, comodamente raggiungibile in auto. Da qui, a circa 1.000 metri di altitudine, si può osservare lo splendido panorama della piana di Bojano.