Percorrendo i sentieri montani matesini è facile imbattersi in un curioso abitante, ospite di questi incantevoli luoghi: il buon Enrico. Sembra il nome di un anziano pastore (che fortunatamente ancora si incontrano lungo i sentieri percorsi dagli escursionisti), invece parliamo di una pianta conosciuta più comunemente col nome di orapo o spinacio selvatico.

All’anagrafe scientifica è registrata col nome di “Chenopodium bonus Henricus”, in ricordo di Enrico di Navarra (XVI secolo), il re francese divenuto protettore dei botanici.

Intorno al suo nome ci sono diverse leggende. Una di queste ricorda che, per compiacere Enrico IV, nei giardini reali furono raccolte numerose erbe e piante provenienti da tutto il mondo. Quando la Francia attraversò un momento di carestia, il re fece aprire i cancelli del parco reale al popolo, perché potesse sfamarsi raccogliendo le erbe commestibili che vi crescevano. Per questo motivo, l’attributo “buono” non è certo casuale. Oltre a ricordare la generosità del re francese, sottolinea ancor di più le grandi proprietà benefiche di questa pianta ricca di vitamine, ferro e sali minerali che la rendono depurativa oltre che un buon ricostituente. Inoltre, il cataplasma ottenuto con le sue foglie aiuta anche a guarire da scottature e ascessi.

Gli orapi spuntano in piena primavera, in particolare nei terreni incolti e fertili, come prati e pascoli montani. È una pianta selvatica diffusa in tutta la nostra penisola, che cresce a quote elevate. Nel Matese la troviamo soprattutto oltre i 1.500 metri di altitudine.

È molto facile riconoscerla: ha foglie grandi, con una forma che ricorda le zampe palmate delle oche; nel toccarle lasciano sulle mani un senso di farinoso. Nella preparazione di appetitose ricette tradizionali è bene utilizzare le foglie più giovani, perché sono più dolci e ricche di gusto; si prestano bene anche come semplice contorno.

Appena avrete l’occasione di organizzare una piacevole passeggiata tra i monti del Matese (soprattutto nella zona di Campitello Matese) per godere della naturale bellezza del luogo, non dimenticate di andare alla ricerca di questa preziosa pianta. Una volta rientrati a casa si potranno così rivivere le emozioni della giornata trascorsa davanti a un piatto semplice e gustoso a base di orapi.

La ricetta che vi consigliamo di preparare è: Taccozze con orapi e salsiccia

INGREDIENTI

500 g di orapi

250 g di salsiccia fresca

Olio EVO, aglio, peperoncino,

sale e vino bianco

PROCEDIMENTO

In una padella fate dorare l’aglio con un filo d’olio e aggiungete il peperoncino e la salsiccia sgranata. Fate rosolare il tutto sfumando col vino bianco. Dopo qualche minuto, aggiungete gli orapi già scottati e fate cuocere ancora un po’ (eliminate l’aglio e aggiungete un pizzico di sale). In una pentola, intanto, fate cuocere le taccozze e colatele un minuto prima che siano cotte. Completate la cottura in padella. A questo punto impiattate e aggiungete un filo d’olio a crudo… e buon appetito.

*la taccozza è un tipo di pasta molisana artigianale a forma irregolare, rettangolare o romboidale. In alternativa è possibile utilizzare una qualsiasi lagana o laina di pasta fresca o secca .