di Valerio Ferrazza

Il Lago, cuore del Parco regionale del Matese (diventato da poco nazionale), con i suoi 1.007 metri sul livello del mare si è guadagnato il titolo di lago carsico più alto d’Italia.

Formatosi diversi milioni di anni fa, ha un fondo impermeabile che permette l’accumulo delle acque provenienti dai monti che lo circondano. Questo particolare fondale si è formato in seguito alla dissoluzione della roccia calcarea (per questo si parla di lago carsico), i cui resti insolubili si sono depositati sul fondo. A tutto ciò, nel corso dei millenni, si sono aggiunte anche le ceneri del Vulcano di Roccamonfina e dei Campi Flegrei, oltre a sedimenti di origine argillosa e organica. È così che è nato il Lago del Matese. Da allora viene costantemente alimentato da alcune sorgenti presenti lungo la sponda Nord (poco visibili poiché coperte da detriti ghiaiosi) e da piccoli torrenti stagionali, generati dalle abbondanti precipitazioni autunnali e dallo scioglimento delle nevi, che sono molto attivi dall’ autunno alla primavera.

Sempre nei pressi della sponda Nord (in località San Michele) si erge Monterone, una piccola collinetta che, nel periodo invernale-primaverile, con l’innalzamento del livello delle acque si trasforma in isolotto. Purtroppo, i suoi margini si rimpiccioliscono sempre più a causa dell’azione dell’acqua.

Data la natura carsica del territorio, lungo la sponda Sud sono presenti degli “inghiottitoi naturali”: Scennerato (il più grande), Brecce, Caporale e Bufalara. Esiste una connessione tra l’inghiottitoio dello Scennerato e la sorgente del Torano (un torrente che nasce e attraversa il comune di Piedimonte Matese), confermata da alcuni test effettuati prima e durante i lavori del 1920. Per evitare ingenti perdite d’acqua, molto preziosa perché ancora oggi alimenta la locale Centrale Elettrica, l’uomo ha ostruito diversi di questi inghiottitoi naturali con colate di cemento e argini artificiali.

Il Lago del Matese, oltre ad assicurare i vantaggi che finora abbiamo elencato, ha anche delle finalità biologiche dettate da madre natura. Infatti le sue acque sono popolate da tante specie di pesci e anfibi, mentre in superficie vive una grandissima varietà di volatili e piccoli mammiferi.

Nel periodo di fine estate, il lago e soprattutto il suo esteso canneto diventano un vero e proprio “dormitorio” e fonte di nutrimento per centinaia di migliaia di uccelli migratori (tra cui spicca per numero la rondine) che approfittano di questo habitat per cibarsi e riposare prima di riprendere il lungo viaggio che ogni anno compiono per spostarsi dall’ Africa verso l’Europa.

Visitare il Lago del Matese vuol dire vivere un’esperienza in un luogo fermo nel tempo, lontani dalle frenesie umane. Una vera oasi naturale in cui si ha la possibilità di provare nuove sensazioni che consentono di immergersi totalmente nel fascino della fauna e della flora che la caratterizza e la rende unica.

Valerio Ferrazza | valeriofe@hotmail.it | www.matesenostrum.com